Personalmente

Mamma fa il “cambio stagione”

N°1 Paolo Isoni

È arrivato il momento di fare il “cambio stagione”, ormai non potevo più rimandare. Per questo motivo, approfittando del giorno festivo e dell’aiuto del papà, di buon mattino ho messo in moto tutta la famiglia come una catena di montaggio. All’ora di pranzo gli ingranaggi scricchiolavano un po’, per poi riprendere a funzionare a pieno ritmo, subito dopo una mega mangiata degna del giorno della Liberazione. Effettivamente è stato proprio un giorno di Liberazione, si, da tutti gli abiti dismessi che ormai non usavo da anni.

Fare il cambio stagione con la cucciola è stata un’impresa esilarante. Mentre io tiravo fuori vestiti ormai troppo pesanti, lei si divertiva a travestirsi mettendosi su felpe e gilet con accostamenti degni di nota. Per un attimo io e il papà abbiamo tenuto che la mise avrebbe avuto vita facile fino all’orario di appuntamento per la merenda con le amiche. Indossava un leggins viola a pois rosa e sopra una maglia rosa (abbinamento imposto). Sopra ha voluto mettere una giacchina fucsia con le strisce arancioni (già di suo molto particolare), ma non le bastava e ha voluto aggiungere uno smanicato color glicine. Non c’era comunque da stupirsi dato che di primo mattino si era voluta infilare degli stivali imbottiti sotto al pigiamino di Minnie!!! In ogni caso l’avremmo lasciata libera di scegliere l’outfit più consono ai suoi gusti in formazione ;D

Deve aver sentito troppo caldo con quell’abbigliamento da venditore di tappeti volanti, così si è spogliata quasi subito per andare a giocare dentro al suo lettino. Quando faccio qualcosa in camera, lei lo usa come box. Oggi ha deciso di usarlo come trampolino elastico e ha fatto un mega party con i suoi amici: cane, gatto, scimmietta e mostriciattolo londinese regalato dalla zia. Si è divertita particolarmente a farli fuori uno per uno, scaraventandoli in verticale giù dalla sbarra del letto, per poi dire “Oh-Oh!”. Nel marasma di maglioni, cappotti, pantaloni, calze e gonne, è riuscita a salire sul letto con le scarpe per giocare con i cuscini.

Questo è stato un contorno spassoso del glorioso cambio stagione, ma poi nel pomeriggio, una volta rimasta sola, i miei pensieri si sono concentrati sulle mie emozioni riguardo a quel che stavo facendo. Mi sono colta prima energica e più tardi malinconica.

Perché? Perché questo cambio stagione ha rappresentato realmente il cambiamento per me, il passaggio da una stagione all’altra, dall’essere una donna spensierata all’essere una madre a tutti gli effetti, irreversibilmente.

Due anni fa è stato facilissimo rinnovare il guardaroba; sopportavo solo vestiti larghi e pantaloni con la fascia per la gravidanza. L’anno scorso, altrettanto facile, ma molto più malinconico: allattavo, quindi il criterio di scelta era la comodità dell’abito rispetto all’allattamento e avevo su ancora diversi chili da perdere. Quest’anno è molto più difficile: non sono incinta, non allatto, ho perso i chili della gravidanza, ma il mio corpo non è più lo stesso di tre anni fa e la maggioranza dei vestiti che avevo messo da parte non è più adatto a me.

Ho sempre avuto difficoltà a separarmi dalle cose, soprattutto quando le investo affettivamente. Ogni singolo pezzo della collezione ha preso parte alla mia vita, ha partecipato ad un’esperienza, ha testimoniato un incontro. Con quest’alibi, ho dimenticato che le esperienze ed i legami rimangono sempre con noi, per cui ho conservato troppe cose che ormai sono giunte al termine della loro esistenza. Per facilitarmi nella separazione, ho diviso tutto in tre comparti diversi:

  • Le cose da dare via, quelle che so che non metterò più perché troppo piccole per i miei tessuti che hanno perso tonicità, perché troppo adolescenziali, perché fuori moda, perché adatte alle serate in discoteca dove non vado da una vita (per scelta, ho già dato abbastanza in due anni di pubbliche relazioni), perché inconciliabili con le mie giornate al nido e al parco giochi, perché improbabili per i movimenti di mia figlia (via tutte le magliette a fascia che lei non esiterebbe a tirar giù per vedere l’effetto che fa);
  • Le cose da dare ad un’amica, l’unica a cui potrebbero stare. Sono gli abiti che adoravo ed ora non mi entrano più. La speranza è quella di rivederli addosso a lei, per perpetuare l’illusione che alcuni ricordi non siano poi così lontani da me ora, dalla vita di adesso, l’illusione che il tempo non scorra così velocemente ed io non sia in quella fase di vita che a guardarla da fuori, da ragazza vent’enne, mi sembrava così “da adulta”;
  • Le cose da tenere, quelle comode, adatte alle nostre attività rocambolesche, alle mille corse tra lavoro, casa e giochi, alle sue smocciolate e manate piene di sugo,  e quelle con cui mi sento bene e con cui mi ricordo della mia femminilità, da mettere il fine settimana e quando mi sento di buon umore.

Sembrava facile mettere via dei vestiti, invece mi sono ritrovata a riflettere su come sia complesso accettare i mutamenti, sulla mia tendenza all’omeostasi. Il cambiamento più difficile da mandar giù è senz’altro quello relativo all’immagine corporea, quello sull’idea che abbiamo rispetto al nostro corpo, della sua forma fisica.  Si tratta di un’immagine che si costruisce nel tempo e quando ci sono cambiamenti significativi, il cervello stesso ha necessità di tempo per rendersene conto e ricrearsi una nuova proiezione (es. nel famoso “arto fantasma”). Il corpo è anche quello che ti fa da orologio e ti ricorda che comunque, voglia o non voglia, il tempo passa e le stagioni si susseguono. Diciamocelo pure,  la tartaruga degli addominali che lascia spazio ai rotolini di un bull-dog non è una gran meraviglia da metabolizzare!!! Così tocca rivedere i propri gusti, adattarli al nuovo e soprattutto accettare quel che si è adesso, nel qui ed ora, il proprio “corpo di mamma”.

Dopo tanta malinconia, ho ritrovato il senso ed il perchè di tutto ciò. Ho aperto i cassetti della cucciola e ho tirato fuori i suoi vestiti. Alcuni li ho trovati così minuscoli da chiedermi come mai fossero ancora lì. Li ho messi via come delle reliquie, inscatolati nella cassettina più bella che ho, per ricordo e perché potrebbero servire a chi arriverà nel futuro. Ho preso la busta degli indumenti nuovi e ho provato entusiasmo all’idea di farle indossare le cose “da grande”, di vedere come le stanno adesso i colori, i modelli, di vederla così come è ora, così cresciuta e cambiata. Non è più neonata, è diventata una bambina nel vero senso della parola.

Così, al termine di questo infinito cambio stagione, mi sono accorta di aver toccato con mano l’essenza del cammino, dell’andare avanti passo dopo passo, della crescita per me, per lei e per noi come famiglia che cambia pelle.

A voi com’è andato il cambio stagione?