Personalmente

Il tempo di una madre

Le vite Particolare

Se penso alla parola tempo, mi vengono in mente varie associazioni: “Con il tempo tutto si aggiusta”, “Il tempo è tiranno”, “Chi ha tempo non aspetti tempo”, “Ma che tempo fa oggi?”, “Quando finisci il tempo?”, “Il tempo delle mele”, “Diventai grande in un tempo piccolo” … una moltitudine di significati e concetti per lo stesso semplice, breve e conciso vocabolo.

Che ruolo ha avuto per me come madre un insieme di cinque lettere, qual’è la parola T E M P O?

Quando abbiamo saputo che presto sarebbe arrivato un fagottino nella nostra famiglia-coppia, il tempo si è letteralmente bloccato. Una notizia così sconvolgente e così aspettata, da far cadere qualsiasi riferimento esterno che ci collocasse all’interno di una realtà oggettiva. L’ambiente circostante si è così rimpicciolito da diventare semplice contorno di un corpo che giorno dopo giorno cambiava la sua sagoma.

Alla sesta settimana sono arrivate le nausee, quella fastidiosissima sensazione di malessere continuo che trasforma i profumi che prima adoravi in una puzza insopportabile, rendendo l’aroma di caffè una maleodorante gomma bruciata. Il tempo che si era bloccato, ha iniziato a scorrere molto lentamente. Pensavo che non sarebbe mai passato, che il mio star male non sarebbe svanito fino all’eternità.

Al quinto mese, finalmente ho ripreso a vivere, a godere delle mie giornate e il tempo ha ripreso la sua corsa, incessante e ritmica fino agli ultimi giorni della gravidanza, ed è lì che si è nuovamente rallentato nell’attesa di un tesoro tanto bramato. Il travaglio, i dolori delle contrazioni, la paura di non farcela, i secondi erano ore e le ore erano giorni. Ed eccola arrivare, senza il minimo sforzo, con tutta la calma che l’ha contraddistinta fin dal primo momento, il suo esplicito volere di prendersi il suo spazio e il suo tempo. Quei primi secondi in cui è cessato il dolore fisico ed è esplosa l’emozione adrenalinica si sono dilatati a sembrare parti di secoli indimenticabili.

Subito dopo il giorno e la notte si sono uniformate, il loro succedersi era scandito dai bisogni della cucciola, l’allattamento, il sonno, i cambi pannolini, il bagnetto, non c’era più la luce del sole o della luna a dichiarare la fine o l’inizio di un dì. Intanto il tempo ha egoisticamente continuato il suo percorso, fino ad arrivare ad oggi, dopo quasi 20 mesi da quell’esplosione atomica che ha rivoluzionato la mia vita, che ha ribaltato completamente il mio concetto di tempo.

Così mentre prima il mio correre con puntualità da una parte all’altra dava un senso al mio agire, ora non ho proprio tempo di pensare ai momenti che si succedono incessantemente, immersa totalmente in un vivere pieno a 360° una dolcissima e faticosa esperienza mammesca, dedita ad adattare il mio tempo al tempo della cucciola, alla ricerca di una danza ritmica che mi sintonizzi a lei per la vita.

Ormai parlo in termini di spazi, spazio per me come donna, come lavoratrice, spazio per lei, per i suoi giochi, per i suoi capricci, spazio per le coccole, spazio per la coppia, per la famiglia, illudendomi di ingannare il corso degli eventi. In effetti l’inganno c’è, a parlare di spazio mi sembra di vedere qualcosa che rimane su uno stesso status, ma in luoghi diversi, invece parlare di tempo ti conduce all’inesorabile certezza che nell’istante stesso in cui stai cercando di fotografarlo, è già volato via.

Se prima avevo un dubbio, adesso ho quasi  la certezza che il tempo esista per tutti universalmente e non esista per nessuno singolarmente: esistono le lancette di un orologio, ma non esiste nessun istante uguale all’altro, nessuna percezione che rifletta un assoluto. Ma se il tempo non esiste realmente, come è possibile che riesca comunque ad essere nostro tiranno?

Questo post partecipa al blogstorming

4 pensieri riguardo “Il tempo di una madre

  1. Che meraviglia questa descrizione del tempo…tutta personale, ricalca la tua esperienza di madre fin dal primo momento del suo vissuto…
    Forse il tempo è tiranno perchè scorre e mentre avanza ci focalizziamo poco a goderci quello che ci fa vivere, soffermandoci invece a rimpiangere ciò avremmo voluto vivere!

    1. Grazie Adriana 😀 é vero, alle volte il rischio è di focalizzarsi troppo sul passato o sul futuro, perdendoci il qui ed ora. Personalmente credo che il tempo sia tiranno perché in qualsiasi modo tu lo viva, continua a passare, indipendentemente dalla nostra volontà. In questo momento in cui la mia prospettiva non va oltre la settimana di programmazione, centrata sul presente ed il futuro prossimo, non faccio in tempo a capire che cosa devo fare che è già volato via ;D

  2. c’è una canzone che dice “domani, domani è solo un avverbio di tempo”, come a voler negare l’esistenza del tempo. Si. il tempo è soggettivo o meglio, la percezione del tempo è soggettiva. Il tempo super partes.

    1. Donatella hai colto il punto, è proprio questo che volevo mettere in evidenza, la percezione soggettiva dello scorrere di un tempo che è convenzionalmente universale. Quando arriva un bambino in una casa, ti trovi inesorabilmente a fare i conti con la ricerca di una difficile e delicata sincronia.

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